Musicittà, in occasione del Mojo Station Blues Festival di Roma ha
avuto l'occasione di incontrare il bluesman australiano C.W. Stoneking. Grazie
alla sua preziosa disponibilità abbiamo rivolto qualche domanda ad uno dei più
interessanti e stimati musicisti dell'odierna scena blues internazionale
STONEKING: Debbo chiedervi scusa per il ritardo, ma
abbiamo dovuto guidare nove di fila per essere qui stasera e abbiamo incontrato
molto traffico.
MUSICITTÀ: Conoscendo il traffico delle strade italiane siete
assolutamente scusati e soprattutto
siamo felici di darvi il benvenuto a Roma. Abbiamo finalmente l’occasione di
incontrare oltre che un grande musicista anche un vero e proprio cantastorie, perché
è indubbio che i tuoi testi sono soprattutto delle storie, non è così?
STONEKING: Si è proprio così, quando scrivo la mia musica ci inserisco
sempre le mie storie.
MUSICITTÀ: Il fatto di
essere nato e cresciuto in Australia nel Northern Territory deve essere stato
per te molto impegnativo dal punto di vista umano ma, man mano che
crescevi, anche invalidante dal punto di
vista musicale.
STONEKING: Oh sai, i bambini, rispetto agli adulti, si adattano a qualsiasi ambiente. Io sono cresciuto con mio padre, un
americano, ed ascoltavamo insieme tutti i giorni la sua collezione di dischi americani.
MUSICITTÀ: Infatti, volevamo chiederti quali sono stati
i tuoi primi passi, come hai imparato a suonare il banjo e la chitarra?
STONEKING: Ho iniziato a
suonare la chitarra quando avevo undici anni. Mia madre ne aveva una vecchia
nel capannone, un giorno andò a prenderla e me la regalò. Ho cominciando trovando da
solo gli accordi delle poche canzoni che
conoscevo, in seguito tutti i ragazzi del villaggio che avevano una chitarra si
ritrovarono a suonare insieme ed
inoltre, visto che ero un ragazzo abbastanza scalmanato, la chitarra mi faceva
anche da calmante.
MUSICITTÀ: Senti la mancanza del banjo nelle tue
performance?
STONEKING: Non ho usato il banjo su questo disco perché cercavo
tonalità diverse.. D'altronde già in passato ho dovuto rinunciare in studio a
degli strumenti (ad esempio i fiati) con
i quali mi divertivo molto. Tornando al banjo, devo dire che a casa c'è l'ho sempre a
portata di mano e riesco quindi a suonarlo quando voglio. Perciò posso dire che
non mi manca, assolutamente.
MUSICITTÀ: Tu invece, in questi sei anni di assenza
dallo studio di registrazione, ci sei mancato molto.
Per parlare del tuo ultimo lavoro, sembra come ci vai giù parecchio
con il root-blues, specialmente su Zombie e Mama Got the Blues che sono alcuni dei
miei brani preferiti, molto intensi e anche tanto inusuali. L'atmosfera rimanda al blues delle origini,
quello cantato nei campi di cotone, tu parli fondamentalmente di schiavitù, ma
con una nota di leggerezza. Sono tutte canzoni tormentate, anche grazie alla timbrica
della tua voce ed i tuoi album hanno
sempre un sapore vintage, come fai ad
ottenerlo?
STONEKING: Con rispetto alla registrazione questo non si poteva
evitarlo. E’ stato come per i Rolling Stones quando andarono in America a
preparare il loro album. Volevano sembrare Muddy Waters, ma alla fine rimasero i Rolling
Stones. Questo ultimo disco è stato
registrato molto semplicemente. Non so se è dipeso dalla mia pigrizia o dal fatto
che dovesse uscire prestissimo . Comunque questa è la mia voce ed ha i suoi
lati positivi e le sue limitazioni. Per quanto io ne sappia, non c’è stato un
gruppo negli ultimi sessant'anni che abbia usato una intera band con soli due
microfoni e due coriste. Per quanto
riguarda la musica , la mia maggiore influenza la puoi ricercare negli anni ’20
e ’30. È in quel periodo che sono state
poste le pietre portanti della musica e della società americana.
I Rolling Stones con Muddy Waters |
MUSICITTÀ: Lavori ancora analogicamente?
STONEKING: L’ultimo disco non ha visto il computer
neanche per una volta. I CD si ma i vinili no. Ma i miei primi due dischi sono
stati fatti usando il computer. Alcune persone dicono che ascoltando un disco
sono in grado di stabilire se è stato fatto analogicamente o con tecnologia
digitale. Sono cazzate. Ci si dovrebbe
dimenticare dell’attrezzatura. Si
tratta solo di musica e composizione testi. Se uno è veramente bravo
può registrare anche da uno smartphone.
MUSICITTÀ: Il
bass line di Mama got the blues, che
è un altro dei miei brani preferiti, con la sua particolare ritmica, tradisce
una certa influenza hip hop mentre la tua voce ha un incredibile potere
magnetico.
STONEKING: E’ già, quella bass line che ho trovato tempo
fa quando scrissi Jungle blues. Ogni volta che cercavo di deviare da Mama got
the blues mi ritrovavo intrappolato, mi ci vollero diversi anni per concludere.
Il pianto di una persona esausta, la melodia con il quale inizia, come in
un’aria. Si è vero, ha un po’ di hip hop ora che mi ci fate pensare. Sono stato
ispirato da un successo di 50cents che
aveva una tastierina tipo keypad che faceva più o meno così... (accenna con le dita ad un
breve pezzo hip hop sul tavolo) ecco potevo concludere il pezzo con questo tip
tap!
MUSICITTÀ: (ridendo) Non volevamo compararti a 50cents.
STONEKING: Succede sempre così. La gente mi ignora quando
lo dico. Ma l’idea l’ho presa proprio da lì (risata!)
MUSICITTÀ: Probabilmente abbiamo bisogno della tua
conferma! (risata generale!)
L'ultimo lavoro di CW Stoneking |
MUSICITTÀ: Su Gon' Boogaloo in particolare si sentono delle vocalist che tradiscono un' impostazione
doo-wop se non addirittura gospel. Come hai fatto a trovarle in Australia ed
estrarre da loro quelle vibrazioni così
magiche?
STONEKING: Sono due sorelle, The Kelly Sisters. Io
conosco il padre, un grande interprete e autore australiano ed è stato lui a
raccomandarmele. Le sorelle Kelly sono
parte integrante della band, mentre Vic e Linda Bull e Tom sono sul video di
Zombie. All’inizio io volevo un coro africano tradizionale che avevo
intercettato su Youtube, ma era molto difficile mettersi in contatto con loro,
inoltre essendo molto tradizionali non erano
interessati nel fare dischi. Le due sorelle sono molto diverse, il loro timbro vocale ha avuto bisogno di qualche
direttiva ma alla fine è stato fatto un ottimo lavoro.
MUSICITTÀ: Le nostre
congratulazioni anche per le sorelle, sono riuscite nella difficile impresa di
impreziosire il tuo caratteristico sound.
STONEKING: Ringrazierò per
voi le ragazze.
The Kelly Sisters |
MUSICITTÀ: Per quanto
riguarda l'aspetto discografico, sembra che tu abbia fermamente deciso di
proporre la tua musica attraverso la tua etichetta King Hokum. questo
sicuramente ti aiuta in quanto hai una grande libertà. Penso che sia comunque
difficile fare tutto da soli, mi riferisco ad esempio alla produzione, alla
distribuzione e tutto quello che è inerente alla gestione di una etichetta
discografica. cosa mi dici al proposito?
STONEKING: Io uso dei
distributori in Inghilterra, nel resto d’Europa e in Nuova Zelanda ma non in
America. Questa cosa finora ha funzionato, ma comunque non escludo che in
futuro potrò fare dei tagli per diventare totalmente indipendente fino ad
arrivare al mail order, o cose di questo tipo.
MUSICITTÀ: Quale musica ascolti oggi?
STONEKING: In questi ultimi sei
anni ho ascoltato molti dischi Gospel, anche il sound dei quartetti vocali mi sta
intrigando molto. Non riesco ad
ascoltare molta altra musica perché ho quattro figli piccoli e se provassi a
suonare a casa un disco finirei in riabilitazione, sai. (risata!)
MUSICITTÀ: Bè
congratulazioni, quattro figli! Potresti provare con Rehab di Amy Winehouse, forse
capirebbero al volo! Meglio mandarti
alla tua meritata cena, sappiamo quanto hai viaggiato e ti ringraziamo per il
tempo che ci hai concesso.
STONEKING: Vi aspetto al
concerto più tardi stasera.
MUSICITTÀ: Saremo lì. Non mancheremo di sicuro…