Intervista al Maestro Pinuccio Pirazzoli
Pinuccio, puoi raccontarci come hai cominciato a fare
musica? E' vero che da ragazzo hai studiato musica con Franco Mussida della PFM?
Da bambino non sono cresciuto con mia madre ma con la
famiglia dei miei cugini, nella famiglia di un insegnante di musica, una persona
straordinaria che da bancario e brillante matematico si trasformò in un grande
insegnante di musica. Vivendo insieme comprese immediatamente che avevo un talento
musicale molto perspicace e a quattro anni mi regalò una fisarmonica. Così in
tenerissima età cominciai a riprodurre tutti i motivi che ascoltavo alla radio,
finchè all'età di cinque anni mi mandò a studiare il pianoforte e non contento,
aprì un proprio liceo musicale dove ho
conosciuto gli esordi di quei ragazzi che dopo qualche anno divennero i Dik
Dik. All'epoca loro già suonavano le chitarre elettriche ed io ero affascinato
da questi strumenti e così all'età di sette anni, mentre ero al quarto anno di
corso, realizzai che la chitarra sarebbe
stata il mio strumento e cominciai a
studiarla. Il mio compagno di allora era
Franco Mussida, che ho conosciuto prima del suo incontro con Franz Di Cioccio che
allora era un ragazzino molto energico che andava in giro con le bacchette alla
cintura. Tra di loro, oltre che il sodalizio musicale (insieme hanno fondato le
band dei Quelli, I Krel e la PFM), nacque una grandissima amicizia che dura da
tutta una vita e devo dire che loro crescendo sono diventati tutti bravissimi.
 |
Franco Mussida (primo a sinistra) e Franz Di Cioccio (ultimo a destra) in una foto
con il gruppo dei Quelli. |
E loro formarono
il gruppo I Quelli.
Si, io per svariate esigenze mi sono distaccato dalla
famiglia ed ho iniziato a prostituirmi in
tutti lavori possibili, iniziai
addirittura suonando la chitarra in un circo, poi venne il momento delle balere e per guadagnare qualche soldo per
vivere mi esibivo anche nei night-club giovanili.
A diciotto anni avevo già fatto delle tournee con Milva
e con Antoine, considera che con Franco avevamo già iniziato a frequentare le
sale di incisione, noi eravamo i ragazzi che arrivavano freschi freschi e che suonavano
la musica del momento, cioè il beat, allora anche in Italia erano esplosi i
Beatles e appresso anche gli altri gruppi rock inglesi e americani. Io e Franco studiavamo come matti, suonavamo in
ogni momento anche quando mangiavamo e non vedevamo l'ora di fare musica
insieme, diventammo così veramente bravi, al punto di riuscire a fare qualsiasi
cover perfettamente riproducendo le giuste sonorità. Facevamo in modo di avere
le chitarre e gli amplificatori giusti che ci permettevano di raggiungere il giusto
quid e grazie al nostro grande impegno all'eta' di diciotto anni già
incidevamo, dopo un poco però le nostre strade si divisero e Mussida formò il gruppo dei Quelli.
Tu invece entrasti nei Ragazzi della Via Gluck?
Si ma non subito. Ho continuato a fare tanta gavetta
nei night-club e poi, entrando nel Clan di Celentano, ho cominciato a
divertirmi, I Ragazzi della Via Gluck
era un gruppo assolutamente rhythm and blues e accompagnavamo Adriano nelle sue
serate come gruppo di spalla. Lui, dopo avermi conosciuto in quel contesto, mi
ha voluto per molti anni in sala d'incisione come collaboratore per i suoi
dischi.
 |
Un 45 dei Ragazzi della Via Gluck |
Comunque sono rimasto con I ragazzi della Via Gluck per circa 10 anni e ci siamo divertiti moltissimo,
facendo anche Prisencolinensinainciusol e tutta quella roba li, c'era molto
entusiasmo, considera che non ho mai considerato questo lavoro per i soldi, a
parte i primi anni, e tutti abbiamo fatto delle cose fantastiche di cui ho
ancora un ottimo ricordo e poi a ventidue anni, mentre ero ancora il loro
chitarrista, ho incontrato Gino Paoli che mi ha voluto nel suo team di lavoro.
Gino mi ha fatto crescere professionalmente facendomi diventare il suo
arrangiatore ed a soli ventitre anni ero
l'arrangiatore di Gino Paoli!
Niente male, è vero che insieme avete messo su il Bach
Studio?
Verissimo, il Bach Studio è una società discografica fondata
da Gino, da me e da Nino Iorio che è da sempre il mio fonico di fiducia e che
mi segue ancora oggi, anche a "Tale e Quale".
Quindi un grande rapporto professionale e umano......
Con chi si e' comportato bene con me ho sempre
conservato ottimi rapporti.
Adriano sin da ragazzino, quando con la chitarra
suonavo Il Tuo Bacio è Come il Rock , era ed è ancora un mio idolo. Quando ho
cominciato a suonare per lui all'età di diciassette anni è stato veramente
entusiasmante, era come toccare il cielo con un dito. Appartenere al Clan,
specialmente per me che ero senza famiglia, ti dava l'impressione di vivere in
una grande famiglia, il Clan assumeva così un effettivo significato familiare.
Hai poi cominciato a fare arrangiamenti anche per
Adriano?
Si certo. Dopo uno svariato numero di anni ho
cominciato a fare arrangiamenti anche per lui.
Continuando nel frattempo a fare arrangiamenti per Gino Paoli?
Di sicuro, erano due attività parallele.
Con Gino avevi delle grandi responsabilità in quanto figuravi tu come arrangiatore
mentre con Celentano lavoravi in equipe,
c'era Detto Mariano e anche gli altri.
C'era Detto Mariano che andava e veniva, ma io
comunque, dopo svariati anni con Adriano, ero rimasto "Pinuccio il
chitarrista" mentre per Gino Paoli ero il Maestro Pirazzoli, all'epoca
tanta gente non abbinava le due persone.
Si ho notato che quando arrangiavi per Paoli hai composto
qualche brano firmandoti come Giuseppe Pirazzoli, l'attività di composizione,
oltre che un esercizio di stile, forse portava
anche qualche soldino con la SIAE.
Si , ho fatto
anche io qualche canzoncina. Forse avrei dovuto farne di più, allora non davo
molta importanza a questo, mentre molti miei colleghi firmavano i pezzi anche se non dovevano, io non l'ho mai fatto
perchè per me era come portar via soldi alla gente. Ho lavorato tutta la vita
per sopravvivere e mi sembrava
disonesto farlo, avevo questo "brutto
principio".
Ma c'è sempre una legge di compensazione no?
Oltre che con Adriano e Gino hai lavorato anche con
Renato Zero, anche se faresti prima a dire con chi non hai lavorato.
Ho lavorato con Renato Zero, con i Camaleonti, con
Tozzi, molto anche con la Rettore e poi i Pooh, Fiordaliso, Umberto Balsamo e ancora
consulenze con Celentano e con Cotugno, con Toto abbiamo realizzato delle belle
cose insieme e devo dire che ho lavorato tanto e bene anche con Modugno, un lp
e due singoli.
Che tipo era Domenico Modugno?
Bellissimo lavorare con lui, un grande signore nel
pieno della sua maturità artistica, un'esperienza indimenticabile.
Hai qualche aneddoto che vuoi raccontare?
La mia famiglia all'epoca non mi riconosceva più, i
miei figli credevano che li avessi abbandonati....il fatto è che ho sempre
lavorato!
Le persone che lavoravano in quei tempi nell'ambiente
discografico raccontano che era un lavoro duro, che ci voleva molto tempo per
realizzare un disco.
Infatti, a volte per fare un lp rimanevamo bloccati un mese intero solo per registrare le
basi.
E prima si lavorava solo con le orchestre.
E' vero, ricordo un episodio con Paoli, era uno dei
suoi primi lp con le cover delle canzoni di Serrat (I Semafori Rossi Non Sono
Dio del 1974), lui aveva fatto i testi, erano pezzi di musica molto impegnativa
e lui ne aveva immediato bisogno. E gli proposi una cosa assurda, con grande
spavalderia gli dissi: "Te lo
faccio in una settimana con l'orchestra in diretta". Bene, avevo ben
sessanta elementi da dirigere, mi sono messo sul podio, con l'orchestra davanti
ed in una settimana ho fatto tutto, una bella soddisfazione!
Una grande scommessa vinta.
Si, fu una cosa meravigliosa. La registrazione in diretta
si tenne a Milano, presso uno studio di registrazione della Phonogram sito al
quinto piano di un edificio di epoca fascista, in una grande sala che prima era
un teatro, un bel posto con un enorme mosaico di Sironi.
Si può visitare questo posto?
Si, adesso è tornato ad essere una sala aperta.
E di Renato Zero che cosa dici?
Dico che ho fatto con lui un doppio lp (Prometeo
del 1991) ed anche una tournee insieme, una bella esperienza che
risale agli anni novanta quando mi conobbe e mi volle con lui .
Ho visto che hai fatto delle colonne sonore per
Adriano tipo Bingo Bongo ed altre. Come e' stato il tuo approccio con il mondo
del cinema?
Adesso, al di là del fatto che ci avrei lavorato volentieri,
ritengo che non mi hanno mai preso sul serio, forse perché mi chiamo Pinuccio. Se ti chiami
Pinuccio o sei una schiappa o sei uno forte e per riparare a questo nome ho
dovuto essere forte.
Dai primi anni '90 hai vissuto l'esperienza dei
festival di Sanremo, mi sembra che in quello del 1991 sei stato anche direttore
musicale.
Ho cominciato la mia carriera di arrangiatore negli
anni '70. In quegli anni le manifestazioni avevano ancora l'orchestra dal vivo
che accompagnava gli artisti, gli appuntamenti erano Sanremo, Il Festivalbar, Un disco per l'estate a San Vincent e la Mostra
internazionale di musica leggera di Venezia. Feci il mio debutto ad Un disco
per l'estate del 1973 accompagnando con l'orchestra Gino Paoli che tornava in
gara dopo diversi anni. Per me era una grandissima soddisfazione, andai per
l'occasione a comprarmi un bel vestito in Via Santa Croce a Milano e quando
diressi l'orchestra lo feci facendo le
mosse di Celentano, cioè ballando, d'altronde ero ancora un ragazzo. Verso la
fine degli anni settanta cominciarono a sparire le orchestre, si preferiva utilizzare
la basi, il cosiddetto playback. E' in quel periodo che cominciai a fare i festival
di Sanremo, a quei tempi il Festival aveva perso di importanza, veniva
addirittura ripreso dalla tv soltanto nell'ultima sera mentre le altre serate
erano solamente radiofoniche. Devi sapere che, soprattutto nell'ultima serata,
in occasione della ripresa televisiva, per dare spazio a tutti gli artisti le canzoni
dovevano durare al massimo un minuto e mezzo! Questo è continuato sino a che la Rai lo ha voluto
rilanciare e con le edizioni di Pippo Baudo è ritornato ad essere una grande
manifestazione. I brani vennero cantati con la base di fondo sino agli anni '90
quando con la gestione di Aragozzini ritornarono le orchestre.
 |
La vittoria di Anna Oxa e Fausto Leali |
Ricordo che nel
1989 vinse Fausto Leali con la Anna Oxa, Fausto un altro cantante con cui ho
lavorato parecchio, insieme abbiamo fatto Io amo, insomma Fausto vince il Festival
e l'anno dopo andiamo a fare il festival al Palafiori con l'orchestra, in
quella struttura enorme che sembrava uno stadio e improvvisamente la Rai si dovette
confrontare con una tecnologia che oramai aveva perso, in quanto i tecnici all'epoca
si erano formati lavorando con la base registrata e con pochi microfoni, i
microfonisti non sapevano più come
mettere i microfoni agli strumenti, a parte forse quelli che lavoravano alla
radio, rilanciare il tutto quindi era difficile. Chiamarono per l'occasione un
grande fonico che si chiama Gaetano Ria e lui si inventò una connection di diversi
banchi, prese infatti undici banchi analogici, ognuno di questi racchiudeva una
sezione; i fiati, il coro, le chitarre, le batterie, eccetera e preparò un
banco centrale che racchiudeva tutte le entrate. Devi considerare che gli
elementi erano tanti, si parlava di un'orchestra con quasi ottanta elementi. Inoltre ci fu il ritorno degli artisti stranieri con la doppia esecuzione, insomma
ritornò il Sanremo classico, questa cosa piace moltissimo alla gente perchè venne
presa come una grande novità, la Rai si mobilitò con tutte le sue risorse e
cominciò a sviluppare la tecnologia adatta e devo dire che in questi anni in
cui ho lavorato con la Rai ho sempre trovato operatori veramente eccezionali.
 |
Il festival di Sanremo al Palafiori di Arma Di Taggia |
Sono state tirate fuori le potenzialità professionale
dell'azienda...
Queste professionalità si sono arricchite e successivamente è anche arrivata la tecnologia
del digitale, i fonici sono diventati molto più svelti e più capaci ed i tempi
di lavoro si sono progressivamente ridotti, oggi ci troviamo con un organico
che è un vero patrimonio e che comprende anche gli addetti alle luci, alla
ripresa televisiva e tutti gli altri.
Ed effettivamente sono anni che si parla del fatto che
il Festival potrebbe lasciare la Rai, ma io penso che grazie a queste
professionalità la Rai rimanga il soggetto più adatto a seguire il festival.
Voglio dirti una cosa: facendo questo mestiere ho
scoperto tutto l'iceberg professionale nascosto di questo tipo di lavoro. Ma il
grande problema del Festival è un altro, ultimamente ho fatto degli esperimenti
perchè quest'anno vado al Festival come Direttore musicale. Ebbene ho notato
che dopo che ho fatto ascoltare ad un campione rappresentativo della gente
comune un pezzo che conosco solo io il 90% mi risponde "ma che cosa è 'sta
roba!" , posso fargli ascoltare anche un brano che non conoscono ma che ha
avuto successo ma è lo stesso, la gente purtroppo non è pronta ad ascoltare
cose nuove e fa fatica ad entrare nel mood. Anche se gli fai vedere delle cose
eccezionali non riesce a catalogarle e
quindi ad apprezzarle, e Sanremo soffre proprio di questa difficoltà mentre ad esempio
un reality si plasma in 3-4 mesi con canzoni già note, anche se riarrangiate e rinnovate,
sicuramente delle belle cose ma spesso
fini a se stesse.
Il Festival deve essere la partenza verso traguardi
futuri, quindi non un punto di arrivo ma un punto di partenza per molteplici progetti
musicali, oggi questa funzionalità non è sfruttata e Sanremo si configura come
un evento limitato alla comunicazione mediale e televisiva. Comunque Il vero problema
del mondo della canzone è che oggi la gente fa fatica a recepire la musica, un
grande fattore di crescita sarebbe quello di avere un pubblico attento ed in
grado di comprendere la magnificenza del nuovo.
Perchè è vero che è difficile trovare il nuovo buono , ma comunque il
pubblico dovrebbe essere, come negli anni settanta e ottanta, pronto a ricevere
le novità. Considera che noi, quelli che hanno fatto la grande discografia, cercavamo di arrivare sul mercato con delle
proposte valide. All'epoca gli artisti, specialmente i nuovi, avevano la
possibilità di esprimersi in un paio di anni dagli esordi. Oggi esce un disco e
devi vendere subito 10.000 copie e
pensare che una volta se vendevi 10.000 copie era un vero disastro. Comunque la musica non è finita, è finito il
mercato della musica.
Dimmi, tu hai fatto delle partecipazioni in Tv gia
quando stavi con I Ragazzi della Via Gluck, come era la Rai all'epoca?
La Rai all'epoca era esclusivamente uno strumento
promozionale, la gente pagava per partecipare ad un sabato sera. La musica
leggera serviva esclusivamente per portare i personaggi in Tv, si faceva la musica dal vivo solo in
determinate circostanze ed il resto era preparato in playback e le trasmissioni
vivevano di passaggi televisivi dove si promuovevano le novità dei cantanti,
dei big, cioè il personaggio che aspirava ad andare al sabato sera al varietà
con il Baudo di turno solo per promuovere il disco. Ti faccio l'esempio di Celentano:
quando abbiamo fatto Susanna lui ha ritardato la pubblicazione del disco per
uscire in contemporanea con Fantastico 5, fece il numero in Tv con Heather Parisi e il
disco ebbe un gran botto di vendite. D'altronde Adriano è un vero
professionista e all'epoca i grandi artisti volevano i passaggi veri. Ora
invece è la Tv che deve pagare, devo constatare che esiste oggi un problema
riguardo la promozione della musica, perchè negli anni passati, quando i dischi
si vendevano, la Rai non è che spendesse
tanto per avere questi personaggi, era anzi abituata a ricevere un compenso per
la partecipazione. Oggi per avere certi personaggi bisognerebbe pagare somme
enormi e il che è impossibile, il mercato ha deciso che questi personaggi
devono essere pagati e allora loro stanno a casa e noi non abbiamo più i grandi
personaggi in televisione.
Secondo te i talent show musicali sono più un bene od
un male per il nostro contesto musicale.
Devo dire un bene, negli anni settanta e ottanta quasi
tutte le persone che volevano cantare erano stonate, la maggior parte degli
aspiranti cantautori erano dei poeti falliti che prendevano in mano la chitarra
e piangevano sul microfono. Ma c'erano anche diverse eccellenze che sbocciavano
in quel contesto di mediocrità. Poeti come De Gregori, De Andrè, grandi artisti
che magari non hanno subito raggiunto il successo e devo dire che un grande
talent scout è Gino Paoli.
 |
I Bee Gees negli anni sessanta. |
Effettivamente il talento nello scoprire i talenti di
Gino Paoli si è manifestato già negli anni sessanta con i Bee Gees.
Gino aprì le edizioni Senza fine e produceva il gruppo
inglese dei Casuals , lui aveva sempre avuto il pallino per le produzioni ,
infatti quando raggiunse Melis in Rca insieme a Gianfranco Reverberi voleva,
dopo l'esperienza con la Ricordi, continuare a produrre e aprì la Senza fine, dedicandosi
molto a questa attività imprenditoriale che aveva iniziato anni prima con i
Sugar. Ad un certo punto era convinto
che il mercato discografico nazionale avesse ampi margini di crescita e si recò
in Inghilterra, la musica inglese in quel momento era la musica del mondo e Gino
era convinto che sarebbe rimasta sulla cresta dell'onda ancora per anni, si
presentò quindi alla RSO di Robert Stigwood che in quel periodo stava già lavorando
con Jesus Christ Superstar ed aveva sotto contratto un gruppo di ragazzini molto
promettenti, I Bee Gees. Ebbene Gino si offrì di essere il rappresentante
editoriale di questo gruppo per l'Italia affermando che Words sarebbe stata un grande successo, era il primo
a dirlo, Gino è stato uno dei primi a prevedere l'exploit dei Bee Gees, alla
RSO sono rimasti basiti mentre Paoli scommetteva fiducioso sui quei ragazzi. Comunque
gli fecero firmare un contratto editoriale come rappresentate in Italia per un
catalogo che comprendeva i Bee gees, I Cream, Eric Clapton, Keith West e tutta
la loro scuderia.
 |
La cover dei Ragazzi della Via Guck, Vola,vola, vola. |
Io conobbi la Senza
fine perchè ci fecero fare con I Ragazzi della Via Gluck una cover dei Bee Gees
(I've Gotta Get a Message to You) rinominata Vola vola vola, la nostra versione
uscì prima di quella di Mal (Pensiero d'amore) ma Adriano non credette assolutamente a questa cosa e il
disco rimase lì, dopo sei mesi la cantò Mal e divenne un successo incredibile, quella
canzone apparteneva alle edizioni Senza fine che divenne progressivamente la
rappresentante editoriale italiana più grande perchè si portò dietro anche la Apple
music, la Pink floyd music e quasi tutte le più grandi compagnie editoriali
inglesi ed americane, c'erano artisti del calibro di David Bowie ed i Queen,
insomma delle cose spaventose ed il tutto grazie a Gino che ha visto oltre i
suoi occhiali ed ha avuto anche il talento di prendere intorno a se delle
persone che gli hanno procurato buoni business ed ha avuto inoltre anche il
coraggio ed il merito di far diventare maestro a me ed anche al maestro Vessicchio ed al maestro Pennino,
siamo tutti sue creature.
 |
Gino Paoli all'epoca. |
Volevo chiederti se hai avuto esperienze di sonorizzazioni.
No, non ho mai fatto sonorizzazioni, suonavo comunque con un gruppo di un capo
orchestra che si chiamava Tony Spada che era stato il trombonista di Adriano in
Stai lontana da me. Ci presero come band di accompagnamento in un varietà
radiofonico che trasmetteva sia prosa
che canzoni ed avevano bisogno di qualcuno che inventasse
qualche canzoncina per musicare i loro testi, bene, tra tutti i musicisti io
ero il più piccolo, avendo solo quindici anni, eppure fui l'unico che riuscì a
fare quel tipo di lavoro. E pensare che non ho mai firmato niente, ma non mi
lamento perchè svolgendo varie mansioni mi
sono arricchito professionalmente. Ho fatto anche sigle per cartoni animati,
anche se quando le ho fatte oramai l'epoca d'oro delle sigle era terminata, comunque
ancora oggi ogni tanto mi capita di fare una sigla, ad esempio ultimamente ho lavorato
per un programma di Maurizio Costanzo, mi hanno chiamato facendomi vedere un immagine
della scenografia ed ho subito capito cosa dovevo fare, alla fine Maurizio è
rimasto meravigliato, si è chiesto come avevo fatto a capire quello che lui
voleva, forse sono un poco veggente, il mio primo intuito è quello giusto, probabilmente
è un fatto d'istinto.
Ho lavorato tantissimo e penso di ritenermi un grande
lavoratore ed ad oggi non so quando smetterò, comunque una cosa è certa, io non
mi sono mai sentito arrivato ed anzi sono sempre ripartito da zero, in ogni
produzione sono pronto ad imparare e ti posso assicurare che questa cosa è fantastica!
Oggi sono uno dei pochi tra quelli che
opera in Tv che ha una lunga esperienza discografica e soprattutto che ha una
grande preparazione tecnologica, riesco tranquillamente da solo ad impostarmi il computer essendo in
pratica anche un programmatore.
E questo per un musicista della tua generazione non è
affatto scontato, è sicuramente un sintomo di voglia di ricercare, di
curiosità, di apertura.
Ho cominciato con l'orchestra, poi ho conosciuto i Fairlight
e le altre tecnologie sempre più interessanti, considera che negli anni
settanta sono stato anche a Londra ad imparare.
Oggi hanno difficoltà con l'analogico anche all'estero,
mi dicevano che addirittura negli States si fatica a trovare qualcuno capace di
microfonare una batteria.
E' vero perche manca la cultura, io lavoro insieme ad
un fonico, quel famoso fonico con cui
lavoro da una vita e che ha qualche anno più di me, ebbene lui ha l'anima rock ed
i microfoni li sa mettere, saper mettere i microfoni spesso significa non dover
toccare il banco e filtrare pochissimo , con le chitarre bisogna saper mettere
i microfoni evitando di filtrare, questo anche succede anche con i violini, se
tocchi i filtri quando registri i violini sei morto, li rovini!