Piero Piccioni, in
arte anche Piero Morgan, è stato un pianista, compositore e direttore
d'orchestra italiano. E’ ricordato, insieme con Nino Rota ed Ennio Morricone, come
il più famoso autore di colonne sonore cinematografiche in Italia, soprattutto nel campo della commedia all'italiana.
Musicista e
compositore di oltre 300 colonne sonore per il cinema, per sceneggiati
televisivi, musiche per la radio, il balletto e l’orchestra, Piccioni iniziò a
scrivere colonne sonore già negli anni cinquanta.
Tra le molte colonne
sonore composte, spicca sicuramente quella di Colpo rovente, ideata per un film poliziesco/thriller del
1969 piuttosto innovativo in quanto marcatamente noir e con un deciso look
psichedelico. La pellicola fu ideata e
diretta da Piero Zuffi, che per la sua unica regia cinematografica si avvalse
della collaborazione di Ennio Flaiano, della partecipazione di Carmelo Bene
(egregiamente doppiato da Ferruccio Amendola) e di un esordiente Barbara
Bouchet che nel film mostra uno dei primi nudi integrali frontali in Italia.
Il film inizia con il ritrovamento del cadavere di un ricco industriale nelle strade di New York. L'uomo era implicato nel traffico di stupefacenti. Le indagini vengono affidate al capitano della polizia Frank Berin che assume l'identità di un bikers violento per potersi infiltrare nel mondo degli spacciatori. Nonostante venga poi smascherato, il protagonista riesce comunque a svelare l'identità delle persone che guidano l'organizzazione ma non riesce a scoprire l'autore del delitto. La verità è che l'omicida è proprio lui, ha infatti ucciso l'industriale per riottenere delle indagini che i superiori gli avevano precedentemente tolto.
La colonna sonora uscì
nel 1970 pubblicata dalla Rca italiana nella prestigiosa serie sp 8000, che
prevedeva una tiratura limitata di circa 1000 copie.
Il primo lato del
disco si apre con Colpo rovente, il tema principale, un motivo sorretto da una
potente sezione di ottoni che conferisce al brano una caratterizzazione jazz
poliziesca. I diversi cambi di ritmo marcati dai breaks di basso e batteria
contribuiscono alo sviluppo del brano in crescendo. Notevole l’assolo di
trombone di Dino Piana. Il tema termina
con un improvviso colpo di pistola.
Segue il breve brano
Kitandù costruito mettendo in primo piano sia il piano che il basso e la
batteria. Il basso elettrico con il suo sound pesante si interseca con la
batteria che tiene un ritmo in stile Dusty fingers mentre il piano si
contrappone alla linea ossessiva del basso. Sul finale vi sono accenni di
percussioni.
Identikit si sviluppa
come il brano precedente, qui c’è uno xilofono che si muove attraverso
percussioni ed effetti vari ed il tutto
conferisce al motivo un sapore esotico.
Lsd è la quarta
traccia ed ha un andamento sperimentale
nella prima parte dove l’orchestra, diretta da Piccioni stesso, sembra intenta nell’accordatura. Inoltre la
chitarra lisergica e i diversi rumori sinistri donano al brano un tono
ansioso che dopo alcuni minuti sfuma
nella ripresa del tema principale.
Eros è un brano
descrittivo che crea un atmosfera onirica e
rilassata , i sopraggiunti archi
vibrati rendono il resto del pezzo inquieto.
Partenza tensiva e
disarticolata per Fuoco che dopo pochi secondi riprende il tema del primo brano
con vocalizzi femminili e l’ottimo assolo di trombone.
Sul secondo lato la
prima traccia è Easy dream, uno dei migliori brani del disco. L’organo hammond,
suonato da Antonello Vannucchi, guida il brano con ricorrenti breaks e dona al
motivo una forte caratterizzazione funk rafforzata dai possenti interventi
della sezione fiati. I vocalizzi femminili , nella parte finale, sottolineano i
contrappunti degli ottoni.
Segue il
caratteristico brano China town drugs, qui la contrapposizione tra la celesta e
la marimba conferisce alla prima parte una connotazione orientale, che poi
lascia spazio ad un tema jazz blues eseguito dal piano.
Red hot riprende, dopo
una partenza in tono suspence, il tema
principale.
Mexican dream è un bel
tema melodico con l’orchestra di archi diretta da Gianfranco Plenizio, più
percussioni varie e piano. Nella melodia ,che si sviluppa con reminescenze
brasiliane, è facile trovare i classici stilemi piccioniani.
Un ottimo motivo
lounge è Acapulco dove gli archi accompagnano una melodia al piano che sembra
ispirarsi alla bossanova e che in alcuni momenti viene doppiata dall’organo
hammond.
L’ultimo brano è
l’ennesima ripresa, più breve, del brano principale.
Il film risulta, nel
suo sviluppo, abbastanza confuso e con un finale inatteso ma anche improbabile,
se la pellicola è passata alla storia lo si deve principalmente per la colonna
sonora che, per la sua bellezza e la sua rarità, nel tempo è divenuta molto
ricercata dai collezionisti di colonne sonore.
Si può ben dire che il
colpo lo ha fatto il maestro Piero Piccioni!
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